domenica 14 agosto 2011

Viaggio

Picasso, Tre donne sotto un albero, 1907


Miriadi di occhi planano su dinamiche sconosciute,
miriadi di mani sfiorano distrattamente anime e battigie che non carezzeranno più,
miriadi di sensi vibrano di stupore di fronte a qualsivoglia immagine,
e poi,
mulinare ad Amsterdam fra i suoi canali,
vagheggiare Roma e le sue meraviglie,
incrociare fumose congetture a Parigi in agosto,
vagabondare a Praga con Mozart e Kafka,
osservare una foto con madame la Liberteé sullo sfondo,
attraversare ponti e celebrare differenze,
sorseggiare vini e rimanere abbagliati dalla potenza del mare nell' angusto fiordo,
assaporare la meravigliosa e celebre fragranza della libertà in ogni pasto come in ogni tramonto,
predicare anche per un solo attimo abitudini e confessioni che non ci appartengono,
restaurare la dignità d' esser liberi da noiose costrizioni,
disonorare reiteratamente l'ospitalità di casa natale.

Arrivo a Lagos e siedo sugli scalini della chiesa missionaria,
con fare circospetto risalgo piano con gli occhi la mappa boscosa,
dita che rintracciano stormi variopinti e animali da tregenda,
la luce sui rilievi barbuti inneggia soavemente a madre natura,
dieci donzelle arancio sorridono al turista della vita non condizionata,
ingoio gatti spelacchiati e confortanti sorrisi d'avorio,
questa coreografia sembra non aver tempo!

A Lagos mi libero delle mie ali lucenti,
azzurro e verde pulsano nelle vene,
cesto di vimini azzanna pasti miserevoli,
grande nube grigia risplende d' acqua,
palme senza spiaggia presagiscono un grande sciopero di dispensatori d'europa,
mentre smunte vacche profetizzano stagioni incerte.

A Lagos il tempo ha vomitato sprazzi d' umanità e moderne armi europee,
zero grattacieli, fiumi di nere baracche in guaine di polvere,
feste che risuonano in lontananza gettano nelle ortiche america in frac!
Mi chiedo che sapore avranno il regno della foresta violata 
e il sinuoso Jeliba spudoratamente mutilato.

A Lagos ho perso la voglia d'origliare alla porta dei ricchi,
cento bambini inzaccherati ascoltano gli angeli della civiltà,
mentre le automatiche applaudono alla brama dell'oro;
a Lagos ho perso la mia algebra.

3 commenti:

  1. Luca..sono approdata qui...e che meraviglia di post ho letto...tu sai assimilare tutto ciò che incontri...tutto Ti sfiora e tutto abbracci ed accogli in un intensa voglia di Vivere...complimenti sinceri...e un benvenuto tra i miei lettori...mi aggiungo ora ai Tuoi..a presto..
    dandelìon

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  2. grazie mille dandelion, è un enorme piacere ricevere complimenti da chi sente la poesia, da chi ne apprezza l'immediatezza, la sua straordinaria pienezza..ed è un piacere essere un tuo lettore..

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