martedì 18 ottobre 2011

Sorcières

Johann Heinrich Fussli, L'incubo, 1781



Tappeto verde tiranneggia panorami
Mentre Signac e Seurat riscaldano tele
rosa, arancio, fuxia
Penso alle stanze ammuffite di Munch
stele, muschio, grigio, occhi spalancati
lei dorme

Guardo nella sua mente
vedo mare, vele, sole..? streghe..

martedì 11 ottobre 2011

Quello che non ho

Vincent Van Gogh, Ulivi con cielo giallo e sole, 1889



Sole ottobrino
ti spara la sua nostalgia in volto,
è superato e monocorde ma,
anche lui sa quel che sento.
Viaggi della mente
approdano in curve pericolose,
meglio star seduti in spiaggia,
esclamò lady sorriso.
Quel passato rimbalza pericolosamente
sulle rotaie grandiose di 'distendi le tue stelle',
mi disse un abito:
'osanna il tuo cammino'!
Ma un dio morto un bel giorno
o un surrogato di nostalgia
basteranno a far giorno?
Incalza quell'anima lì in fondo
paradiso o sedia elettrica
presto scoveranno un giudizio.
Quello che non ho,
son le tue pistole,
disse un poeta..
serviranno a guadagnarmi il sole!

domenica 9 ottobre 2011

Le pays qui regarde

José Benlliure y Gil, La barca di Caronte, 1919



Strattonai l'uomo tremante
urlai contro la sorte,
lungo le viuzze tortuose del paese irreale.
I giochi spettrali del governatore brillarono
come una bomba della grande guerra,
poi spirarono usignoli e cervelli bistrattati.
Una furia di persone invase il suo nome
ciechi bastonavano serpi russe
invocai i gialli viandanti del paese inverosimile.
E pietre, cavalli, razzi
partirono alla volta della grande grana
centrarono, spezzarono, rovinarono obiettivi.
Ma quel nome risuonava più forte di prima,
antiche affinità danzaron macumbe
gridavano le folle insabbiate.
Occhi rossi, via di qui e non c'è di meglio
piegarono gli ultimi semafori
ma io costretto urlai ancora il nome..
onestà, onestà, onestà!
Gli unici a sorridere sono i testimonial delle réclame
in questo paese sadico
imbevuto di nobiliare, immobile ignavia!

mercoledì 5 ottobre 2011

A tout à l'heure

Marcel Duchamp, L.H.O.O.Q., 1919


Le sue mani guardavano giù,
i suoi occhi verdi sembravano schiacciati contro i vetri della finestra.
Rincorsi i miei vent' anni
adorando Rimbaud,
mentre il Tempo ci diceva di rinunciare alla grande giostra orbitante.
Due palazzi affrontati vennero giù col millennio,
la neve sovente ricopriva di sogno l'obbligo scolastico
e tu radiosa cancellavi macchie minute.
Decennio di cemento e kalasnikov;
sospinto da un passato al mercato dell'abbondanza
cercai la meraviglia in un piccolo crocefisso ligneo.
Erano inflessibili quelle acide sfingi ammonitrici,
-correre fra gi aridi campi in Sicilia-
mentre lei con passo aggraziato mi disse di conoscere Omero.
Solo più moderno.
Intanto pennacchi vennero su dalle stazioni, dai palazzi governativi,
cerchi insospettabili emersero fra le stoppie
cicatrici spensero i simpatici operatori del Futuro.
Sommersi dai distributori automatici,
disperava anche quel Dio reso zimbello,
e la folla sembrava sempre più Dio
armata dell'inattaccabile sicurezza di vincere la scalata alla Verità.
Dopo aver ascoltato il precipitare d'un satiro
e aver immaginato mari tramutarsi in paludi
saturo di presente,
aspiro ad avere severi baffi notabili!