mercoledì 5 ottobre 2011

A tout à l'heure

Marcel Duchamp, L.H.O.O.Q., 1919


Le sue mani guardavano giù,
i suoi occhi verdi sembravano schiacciati contro i vetri della finestra.
Rincorsi i miei vent' anni
adorando Rimbaud,
mentre il Tempo ci diceva di rinunciare alla grande giostra orbitante.
Due palazzi affrontati vennero giù col millennio,
la neve sovente ricopriva di sogno l'obbligo scolastico
e tu radiosa cancellavi macchie minute.
Decennio di cemento e kalasnikov;
sospinto da un passato al mercato dell'abbondanza
cercai la meraviglia in un piccolo crocefisso ligneo.
Erano inflessibili quelle acide sfingi ammonitrici,
-correre fra gi aridi campi in Sicilia-
mentre lei con passo aggraziato mi disse di conoscere Omero.
Solo più moderno.
Intanto pennacchi vennero su dalle stazioni, dai palazzi governativi,
cerchi insospettabili emersero fra le stoppie
cicatrici spensero i simpatici operatori del Futuro.
Sommersi dai distributori automatici,
disperava anche quel Dio reso zimbello,
e la folla sembrava sempre più Dio
armata dell'inattaccabile sicurezza di vincere la scalata alla Verità.
Dopo aver ascoltato il precipitare d'un satiro
e aver immaginato mari tramutarsi in paludi
saturo di presente,
aspiro ad avere severi baffi notabili!

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