domenica 18 dicembre 2011

Non c'è spazio per la verità

Henri Matisse, Viso, 1949


Quest' ira non-epica non-eroica
esplode a rate al mattino
come nubi incerte e i loro tuoni
alla sera turgida passione
spinge via riverenza.
Vidi nella nebbia la figura
astratta e nebulosa della vanità
come un pianto dirotto
soffiare inquietudine
sul suo viso liscio, breve, eterno.
Arso dalla musica
spettro insaziabile
ripeto cento parole cruente
un pugno o un ellettroshock
un morso alle calcagna
in un foglio di quaderno
pieno di spazi vuoti e marchette.
Il jazz estenuante relax
lo yoga muscolare rotondità
angoli sparsi per le stanze
attenti al toro elettronico
pigiare sul freno
indaco, atipico
abbarbicato sul costone
della malinconia ignominiosa.
E piena d'argomenti
sesso, gometrie, mani,
invadi il campo mordace
martirio, delirio audace
i sogni più scuri
bussano al suonato jukebox
che è nella mia testa!
Colori e sapori
bruschi, radiosi, afosi
con la nostra poesia demente
tirar la volata
ad una società non pensante- amante
d'invidia, aforismi e finzione
adesso aspetta per l'ardore
prima è tempo di fingersi
maschere d'un gran carnevale.

mercoledì 7 dicembre 2011

"Un giorno, siccome uno di noi era senza il nero, si servì del blu: era nato l’impressionismo". Pierre Auguste Renoir

Pierre Auguste Renoir, Autoritratto, 1876
Armand Guillaumin, Autoritratto, 1878
Ritratto di Alfred Sisley, dipinto da Renoir, 1868
Edouard Manet, Autoritratto con tavolozza, 1879
Vincent Van Gogh, Autoritratto, 1887
Jean Frederic Bazille, Autoritratto, 1867- 1868
Edgar Degas, Autoritratto, 1863
Claude Monet, Autoritratto, 1917.
Lo eseguì quando di anni ne aveva 77.
Paul Gauguin, Portrait de l'artiste, 1893
Frederic Bazille, Autoritratto con tavolozza, 1865
Gustave Caillebotte, Autoritratto nel parco a Yerres, 1879
Claude Monet, Autoritratto, 1886
Claude Monet, Autoritratto nel suo atelier, 1884
Paul Cezanne, Autoritratto, 1878- 1880
Pierre Auguste Renoir, Autoritratto, 1910
Camille Pissarro, Autoritratto, 1873
Vincent Van Gogh, Autoritratto, 1889
Vincent Van Gogh, Autoritratto con orecchio bendato, 1889.
Il dipinto fu realizzato dopo la celebre automutilazione seguita alla convivenza con Gauguin 

mercoledì 23 novembre 2011

Mare d'inverno

Claude Monet, Mare di notte, 1866



Parto nel cuore della notte
con la notte nel cuore
direzione mare d'inverno.
Cibo messicano, pochi nickel
aspettando con impazienza il sole,
scalda-membra impertinente.
Centro un discorso,
spezzando frasi con boccate di sigaretta,
infilando una curva,
infierendo sulla quinta.
Quando il mare sarà libero
dalla sua aria sbarazzina
folla rassicurante
allora si, sarà un bel mare.
Mare d'inverno,
mi fa diventare un santo,
impossibile eguagliare tanta rabbia,
sberle di luce sulle increspature,
parole notturne
s'affacciano al cuore.
Miracolo dell'immaginazione
sbrana noiosa routine
vibra di giallo, verde, nero, blu, riposo.
Solitudine deride città,
prigione affollata scompare zoppicando
giaciglio brinda con la vodka
respiro cieli esatti,
non come la mia generazione.
Bevevamo terrore e mangiavamo isterie
lavoro, sberle, america, chiasso,
mare solitario
apprezza il mio cincin notturno.

lunedì 21 novembre 2011

Poesia come arte che insorge

Lawrence Ferlinghetti, Liberty on earth, 1992




Osa essere un guerrigliero poetico non-violento, un antieroe.
Controlla la tua voce più incontrollata con compassione.
Fai il vino nuovo con gli acini della rabbia.
Ricorda che gli uomini e le donne sono esseri
infinitamente estatici, infinitamente sofferenti.
Solleva i ciechi, spalanca le tue finestre chiuse, solleva il tetto,
svita le serrature delle porte, ma non buttare via i cardini.

Lawrence Ferlinghetti.

sabato 19 novembre 2011

Le ver luisant

Victor Brauner, Le ver luisant, 1933


Questa notte ho sognato il delirio.
Si, il delirio. Ma non quello dionisiaco, demoniaco, schizofrenico!
Ho sognato di dover comporre per soldi,
ho sognato un sacerdote balbuziente far alchimie con le certezze dei fedeli,
ho sognato una lucciola illuminare il cammino delle petroliere,
ho sognato un coro d'artigli svilire la complessità del groviglio della natura.
Ho perso le ali in questo sogno,
ho soltanto pochi spiccioli d'angoscia mescolata sapientemente..
all' alcool.
Cosa scegliere quando un'intera umanità di motori e grattacieli
imbalsama l'estro e la grazia del passato?
Mirare al fasto attraverso decine di gradini foderati di moquette rossa
o sperare in quella strana esistenza condotta a testa bassa?
Asfaltato dal ghiaccio di questa stanza
-brilla fulgida in fiamme una vaporiera nel river Thames-
aspiro a sensazioni che sembrano aquile luminose,
ma prima d'afferrare quel cenno di paradiso
mi inzacchero ancora e ancora fino alle ginocchia.
Non c'è ritmo, manca il cuore
ho afferrato lady k e spendo altre ore a cercare spiegazioni,
ma non sarà che...?
Perdo pezzi, tremo ancora, cerco segnali, spengo luci, dipingo stelle!
Ho sognato il delirio,
forse l'ho vissuto.

giovedì 17 novembre 2011

Della gorgone Medusa dice Ovidio nelle Metamorfosi: "La figlia di Giove si voltò e si coprì con l'egida il casto volto, ma, perché quell' oltraggio non restasse impunito, mutò in luride serpi i capelli della gorgone"

Medusa, Arnold Bocklin, 1878 
Secondo Omero vi era una sola Gorgone, un terrificante mostro femminile; per Esiodo le Gorgoni erano tre sorelle, Steno, Euriale e Medusa. La Gorgone per antonomasia era Medusa, unica mortale fra le tre e loro regina. Erano la rappresentazione della perversione nelle sue tre forme: Euriale incarnava la perversione sessuale, Steno la perversione morale e Medusa la perversione intellettuale.

"La Medusa degli Uffizi", inizialmente attribuita a Leonardo. Dopo analisi più approfondite
  la tela fu associata ad uno sconosciuto pittore fiammingo; 1600 ca.


Medusa Rondanini, copia romana di un'opera greca raffigurante il primo esempio di gorgone del tipo "bello", un volto femminile dall'espressione composta con ali sulle tempie e due serpenti annodati sotto il mento, molto lontana dal ghigno bestiale con cui veniva raffigurata la gorgone in epoca arcaica. La scultura originale fu realizzata probabilmente da Fidia nel V- IV secolo a.c., periodo in cui la leggenda subisce una modifica, con Perseo che approfitta del sonno di Medusa per tagliarle la testa. Per questo motivo la sua raffigurazione perderà la mostruosità iniziale,divenendo la vittima impotente e bellissima, come reciterà Ovidio nelle Metamorfosi.

Medusa, Franz Von Stuck, 1908
Il quadro ritrae l'uccisione della Gorgone: Perseo aveva avuto in dono da Plutone l'elmo; da Mercurio le ali ai piedi e da Minerva uno scudo lucente, che, mediante il riflesso, gli consentì di sostenere lo sguardo pietrificante di Medusa e quindi di ucciderla. Il motivo della Medusa non è nuovo nei dipinti di von Stuck fin dal 1892, né nella decorazione della sua villa: la porta d' ingresso della villa nella Prinzregentenstrasse ha nel mezzo una stilizzata testa di Medusa con la funzione di buca delle lettere, mentre all'interno, su una parete del vestibolo, troviamo una copia della Medusa Rondanini, ripresa da quella conservata presso la Glipthotek di Monaco.

Medusa, Pieter Paul Rubens, 1618

Perseo con la testa di Medusa, Anonimo, 1600 ca.

Medusa, seconda versione del Caravaggio, 
ispirata dalla prima e commissionata dal cardinal Del Monte per 
Federico I De' Medici. Dipinto ad olio montato su uno scudo di legno.
La Medusa fu un soggetto particolarmente caro ai Medici; datata al 1598


Il volto della guerra, Salvador Dalì, 1940- 41
Una delle opere più drammatiche del suo repertorio immortala il volto della guerra imminente. L'immaginazione dell'artista è mossa dal ricordo della guerra civile spagnola,  ora che incombe minaccioso sul futuro dell'Europa un nuovo conflitto. La stilizzazione della Medusa è la rappresentazione della guerra e quindi della morte.

Medusa, Franz von Stuck, 1892

martedì 8 novembre 2011

Giuseppe Arcimboldo (1526- 1593), di lui ci dice lo storico Paolo Morigia: "... Pittore raro, e in molte altre virtù studioso, e eccellente; e dopo l'aver dato saggio di lui, e del suo valore, così nella pittura come in diverse bizzarrie, non solo nella patria, ma anco fuori, acquistossi gran lode..." Nei primi anni d'attività dà vita alla serie intitolata le Quattro Stagioni


Estate
Autunno


 
Primavera
  
Inverno

Tale bizzarro modo di dipingere, fatto d ritratti burleschi ottenuti combinando oggetti dello stesso genere, in una sorta di trompe- l'oeil, entusiasmò regnanti e contemporanei e gli valse grande successo. La sua seconda serie è la rappresentazione dei Quattro elementi

Terra
Aria
Fuoco
    
Acqua

La riscoperta della produzione artistica dell' Arcimboldo avvenne soltanto nel XX secolo con l'avvento della pittura surrealista. Ma il suo intento ludico, si trasforma, nello sguardo dell'uomo contemporaneo, in profonda inquietudine, trasmessa da quel gusto del mostruoso, del grottesco, che ritroviamo nelle Wunderkammer cinquecentesche

                                  
                                                 Autoritratto
Il cuoco
Il bibliotecario


L'ortolano

Rodolfo II in veste di Vertumno,
divinità etrusca che presiede alla maturazione dei frutti.



martedì 18 ottobre 2011

Sorcières

Johann Heinrich Fussli, L'incubo, 1781



Tappeto verde tiranneggia panorami
Mentre Signac e Seurat riscaldano tele
rosa, arancio, fuxia
Penso alle stanze ammuffite di Munch
stele, muschio, grigio, occhi spalancati
lei dorme

Guardo nella sua mente
vedo mare, vele, sole..? streghe..

martedì 11 ottobre 2011

Quello che non ho

Vincent Van Gogh, Ulivi con cielo giallo e sole, 1889



Sole ottobrino
ti spara la sua nostalgia in volto,
è superato e monocorde ma,
anche lui sa quel che sento.
Viaggi della mente
approdano in curve pericolose,
meglio star seduti in spiaggia,
esclamò lady sorriso.
Quel passato rimbalza pericolosamente
sulle rotaie grandiose di 'distendi le tue stelle',
mi disse un abito:
'osanna il tuo cammino'!
Ma un dio morto un bel giorno
o un surrogato di nostalgia
basteranno a far giorno?
Incalza quell'anima lì in fondo
paradiso o sedia elettrica
presto scoveranno un giudizio.
Quello che non ho,
son le tue pistole,
disse un poeta..
serviranno a guadagnarmi il sole!

domenica 9 ottobre 2011

Le pays qui regarde

José Benlliure y Gil, La barca di Caronte, 1919



Strattonai l'uomo tremante
urlai contro la sorte,
lungo le viuzze tortuose del paese irreale.
I giochi spettrali del governatore brillarono
come una bomba della grande guerra,
poi spirarono usignoli e cervelli bistrattati.
Una furia di persone invase il suo nome
ciechi bastonavano serpi russe
invocai i gialli viandanti del paese inverosimile.
E pietre, cavalli, razzi
partirono alla volta della grande grana
centrarono, spezzarono, rovinarono obiettivi.
Ma quel nome risuonava più forte di prima,
antiche affinità danzaron macumbe
gridavano le folle insabbiate.
Occhi rossi, via di qui e non c'è di meglio
piegarono gli ultimi semafori
ma io costretto urlai ancora il nome..
onestà, onestà, onestà!
Gli unici a sorridere sono i testimonial delle réclame
in questo paese sadico
imbevuto di nobiliare, immobile ignavia!

mercoledì 5 ottobre 2011

A tout à l'heure

Marcel Duchamp, L.H.O.O.Q., 1919


Le sue mani guardavano giù,
i suoi occhi verdi sembravano schiacciati contro i vetri della finestra.
Rincorsi i miei vent' anni
adorando Rimbaud,
mentre il Tempo ci diceva di rinunciare alla grande giostra orbitante.
Due palazzi affrontati vennero giù col millennio,
la neve sovente ricopriva di sogno l'obbligo scolastico
e tu radiosa cancellavi macchie minute.
Decennio di cemento e kalasnikov;
sospinto da un passato al mercato dell'abbondanza
cercai la meraviglia in un piccolo crocefisso ligneo.
Erano inflessibili quelle acide sfingi ammonitrici,
-correre fra gi aridi campi in Sicilia-
mentre lei con passo aggraziato mi disse di conoscere Omero.
Solo più moderno.
Intanto pennacchi vennero su dalle stazioni, dai palazzi governativi,
cerchi insospettabili emersero fra le stoppie
cicatrici spensero i simpatici operatori del Futuro.
Sommersi dai distributori automatici,
disperava anche quel Dio reso zimbello,
e la folla sembrava sempre più Dio
armata dell'inattaccabile sicurezza di vincere la scalata alla Verità.
Dopo aver ascoltato il precipitare d'un satiro
e aver immaginato mari tramutarsi in paludi
saturo di presente,
aspiro ad avere severi baffi notabili!

mercoledì 28 settembre 2011

La caduta dei dannati

 
  Hieronymus Bosch, La caduta dei dannati, 1490
Hieronymus Bosch, L'inferno, 1490



..e ignari delle conseguenze scorticarono risorse e sopportazione del già divelto pianeta finché l'insaziabile Mietitrice dal sardonico sorriso s' affacciò sadica alla finestra della vendetta.
Origami insospettabili scaturiscono dalla mente della divina furbizia quando l'impaziente le porge la guancia e lì, fredda, essa pugnala a morte l' accecato portatore d' odio. Bollente, lo spirito incauto del vendicatore perde sovente l'equilibrio dinanzi al sorger del lume infernale della mente più lucida e, difficilmente, tale regola perderà effetto nell' avvicendarsi di nuove e sanguinose diatribe. Ira o fiera e lucida cattiveria?
-"Cattiveria", rispose ornato di ghigno l'infernale Belzebù.
Un mattino di gennaio portatore di nubi dal profilo scuro come i fatti che seguiranno vide l'onta\la giustezza (?) del crimine più grande sollevarsi nell'aria indurita dal freddo.

Dopo poche veloci note d'amor luciferino la notte divina avvolse inarrestabile ogni cosa ed il sacro ed adamantino Silenzio non fu interrotto più. Per secoli.
Tutto venne privato del fervore che l'animava e perfino i regimi paranoici, le celesti democrazie, i cuori più ardenti, l'ignoranza tracotante, la livida burocrazia furono presto immobilizzate nelle spire dell' insaziabile serpente di Ade.
Anime desolate persero la vista e con essa il senno e le morti incrementarono immerse nel fosco lago gelido del silenzio indistruttibile. Solenne assenza di rumore inghiottì il mondo attonito spargendo vendetta contro il nemico caotico e nulla avrebbe potuto intaccare quella coltre di nera e abissale potenza. Gli antichi dei lasciarono (o fecero in modo) che il mondo ne fosse inghiottito senza donare ai suoi abitanti né fuoco né calore e forse risero della condizione in cui versava la più arrogante creatura a cui avessero mai donato l' esistenza. Si trattava forse di una punizione?                                                                                              
L' uomo imprecava e prese ad odiare chi gli aveva tolto il sole e la luce e l' opportunità di poter osservare il mondo dall' alto del suo adorato pulpito.                                        
Era stato padrone l' uomo, era divenuto solo una creatura cieca e barcollante. Il suo regno stava per spegnersi infinitamente prima di quanto avrebbe potuto. Gelo e fame presero presto il sopravvento, incuranti della zoppicante operosità della stirpe umana e l'oceano infreddolito gonfiò il petto fino a conquistare orrendamente i litorali oziosi. Le infernali gote di Eolo spirarono gelida morte nei polmoni dell' adamitica progenie e tutto finì per essere corpo esanime ai piedi del trono famelico dell'oscena Noia.
Morì l' uomo fra le tenebre, e morirono gli dei di noia quando non ebbero più pedine da ingoiare!