sabato 6 agosto 2011

2012

                                                  Goya, saturno che divora i suoi figli, 1819-1823



Duemiladodici: sogno austero prodigo di morte.
Esiste forse un momento, una data, un giorno concepiti dalle angosce dell' orgiastico benessere che possa occultare un' intera civiltà?
E ancora; esiste forse un attimo, un lampo, un sussulto divino (o infernale) che possa lenire l' odio, la fame, lo scempio, il sopruso?
E le maestose e fosche e fragili generazioni indigene d' America avranno avuto ragione di credere nel Dio che fa tremare la terra col suo pesante codazzo di cieca  e sanguinosa fede?
Angusti cervelli e la Psychomachia col suo modello allegorico, limano sicurezze e aumentano la gemebonda devozione del mondo all' eternità del mondo.
La paurosa angoscia del tempo e i vanitosi encomi sul progresso sono facce d' una stessa lisa medaglia; e la teologia e le sue dottrine intrise di predestinazione e grazie ricevute forse rimarranno mera astrazione di fronte al potere smisurato d' un antica divinità della foresta e la sua genuina saggezza, o forse il contrario?
Parole e favole sottratte alle buie gole del tempo s' affollano come gabbiani intorno al loro pasto mentre i fili dei burattinai s' ingarbugliano sopra le nostre teste e poi c'è chi romanticamente ricama ad arte storie composte di pennellate brune come il destino e bianche come la fede che soavemente si intrecciano nel fondo dell' imperscrutabile tempo che scorre.
E' così interessante regalare un' anima alle pietre che l' umanità intera non perde occasione di setacciare tiepidamente le idee, piccole o smisurate che siano, e non v'è nessun male in questo.
Ma uno degli ultimi soli d' estate sta calando oltre il monte scrigno e i suoi luminosi grattacieli d'argilla e piano nel truculento o ammirevole impero d' Occidente avanza ben altro spettro; quello già tangibile e angosciante d' un sorpasso fra civiltà: è questo il duemiladodici, é l' ingresso d'una mirabolante stagione orientale!

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