martedì 6 settembre 2011

Bedrooms

Vincent Van Gogh, La camera di Vincent ad Arles, 1888



Ogni stanza da letto trasuda infinite frazioni dello spirito di chi le abita. Ne sono ospiti indesiderati i suoni che penetrano attraverso le finestre ; suoni veloci senza contesto che corrono con eccessivo zelo attraverso le pareti. Ma una stanza veramente spirituale, con la sua atmosfera sognante e pigra neanche s' accorge di tali intrusioni: lo spirito ne resta integro e indifferente, come fosse di pesante granito.
Sulle mura a volte s' affollano strani abomini dell' arte moderna, sui pavimenti orientali stoffe appesantite dalla polvere dei giorni, sulle mensole idoli e oggetti che il loro essere così tanto ricorrenti rende terribili alla vista; demoni armati di artigli e colpi bassi vengono fuori dagli angoli nascosti dei mobili e di quegli antichi scrittoi che celano in essi così tanto mistero, e ancora, cascate di ricordi che si propongono di evocare non so quale tipo di affetti , vengono giù prepotenti dalle foto in bella vista. Armonia, oscurità, torpore, in quegli antri dove la mente è cullata come in una serra calda; oggetti, affetti, delizie e stelle nere colme di punti di domanda s'accalcano come spettri tutto intorno.
Sogno, orrore, ricordo e malizia miste a miseria, ricchezza e trivialità esplodono repentine di fronte all' avventore come fossero temporali in agosto; poi regnano la calma e l' eternità, con la loro forma languida e sognante.
Ogni alcova con le sue luci ammaestrate, i suoi mobiletti intagliati nel legno bruno, i suoi libri ordinatamente impolverati, il calore riproposto sotto altre ed eterogenee forme è scrigno che conserva in sé un' atmosfera crepuscolare, in cui si è cercato di (ri)costruire la Beatitudine, quella che spesso manca nello spirito di colui che vi alberga. A volte quasi come un moderno Des Esseintes, il proprietario ne fa monumento alla condanna dell' esecrabile città che dall'esterno picchia contro i vetri come fosse un avventore bisognoso.                      
Ma l'effimera e seccante epopea fotografica che piove dal soffitto, spesso, non sembra in accordo con la presunta mediocrità della realtà temporaneamente scostata.
Sovente ho studiato questi piccoli centri di ricostruzione capillare del gusto e dello spirito e ne sono affascinato: troni variopinti e magici di realtà e accuratezza, sui quali siede soltanto un sovrano, un sovrano dominato dall' estetica e dall' inconscio. Il risultato è che tutto il nostro stridente mondo esterno si riflette nelle nostre stanze, dimore sonnamboliche dello spirito, dimore senza tempo colme di paure appena smorzate, piene di cieli grigi, avide di rimpianti, tinte del rosso della realtà più autentica e priva di romantiche velleità, tuttavia esentate dal Dovere implacabile, figlie non riconosciute della "buona novella", amica spesso terribile, feconda di carezze ed inganni.

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