lunedì 14 maggio 2012

Questa città

René Magritte, La condizione umana, 1935



Arrivai verso la mezzanotte,
rovistando fra le epoche, cercando cuori e città,
con un'apologia di Belmonte in tasca
vanificatrice di urla e angosce isteriche filoanimaliste.
Mi tuffo sorridente nel malgoverno migliore,
del resto la società ha di che farsi perdonare,
lavoro, noia, nucleare, la mafia delle case farmaceutiche;
del resto le affermazioni migliori dimorano nel vizio.
Una città cosi poco storica non ha molto da offrire
cosicché prendo una guida verso il nulla
alla modica cifra di quattro schiaffi ed un cammello,
per guadare il deserto come fosse un fiume.
Giallo paglierino, sudicio deserto della ragione
grida sciocchezze ed ipnotizza snobbismi
con le sue vetrine scoppiano guerre negli occhi degli astanti;
per fortuna brandisco una lingua scaccia inganni.
Mi travolge improvvisamente un'ondata di idealismi
ma non abbiamo l'età per cose disobbedienti
si rema tutta la vita verso la piena maturità
senza mai raggiungerla per poi ritrovarsi senza più denti!
Facce torve senza dimora
afferrano per aria tutte le stelle,
in alto campeggiano solo le insegne degli alberghi
e insieme l'ultimo scoppio assordante della desolazione.
Questa città è morta (e fa morire)
non si posson passare i giorni in casa a sbronzarsi
ma questa città ha speso tutto in sesso e alcool,
persino i preti qui non assolvono più nessuno.
E gli anni '20, che fine hanno fatto?
qui non vedo nulla che non sia nostalgia,
solo cimiteri di anime senza personalità
riempiono la quiete di quest'era.

Questa città è la giovinezza.

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